Come accostarsi alla Borsa valori


Uno dei mercati che sta attirando sempre più l’attenzione dei risparmiatori grazie anche al fenomeno delle privatizzazioni delle grandi società a partecipazione statale, è quello della Borsa valori. Il motivo è presto detto. Chi ha acquistato azioni ordinarie della Sip all’inizio del 1992, appena un anno dopo aveva guadagnato il 232%; mentre chi ha comperato azioni Stet ordinarie ha realizzato il 70%. Le azioni della Banca commerciale italiana hanno reso, nello stesso periodo, il 61%; quelle dell’Italgas il 76% e le autostrade privilegiate il 109%. Cifre da capogiro se comparate con i miseri rendimenti dei Bot di nuova emissione. Ma come mai titoli di aziende pubbliche, fino a pochi mesi prima snobbati dagli analisti e dai risparmiatori, hanno realizzato performance così strepitose? La prima risposta è che tutte le società citate erano destinate a essere privatizzate e alcune lo sono state. Il mercato, che anticipa l’andamento dell’economia reale, nel 1992-93 ha scommesso su questa eventualità. Non sbagliando: in effetti la risposta entusiasta degli investitori alla privatizzazione delle grandi banche e assicurazioni in mano allo Stato, è un segnale positivo e inequivocabile.


I motivi della scelta

La borsa è un mercato governato da precise regole di funzionamento dove operano intermediari professionisti che, come tali, non hanno alcun interesse a favorire le truffe ai danni degli investitori. La sorveglianza sull’andamento regolare degli scambi e sulla correttezza dei comportamenti di ciascun operatore è compito del consiglio di borsa (che è un organo di autogoverno del mercato) e della commissione nazionale per le società e la borsa (Consob, che è invece un ente statale al qual' è affidata in particolare la tutela dei piccoli investitori); mentre spetta alla Banca d’Italia vigilare sull’attività e la consistenza patrimoniale delle Sim, le società di intermediazione mobiliare.


Attenti all'approccio disinvolto

L’accesso dei piccoli risparmiatori in Borsa è per l’Italia un fenomeno relativamente recente: le prime avvisaglie che la Borsa sarebbe diventata un mercato di massa, si ebbero durante il grande boom del 1984-86 che durò alcuni mesi e si concluse con il famoso lunedì nero del 19 ottobre 1987. Ciò soprattutto era sbagliato - e lo si vide nel successivo sboom - era l’approccio disinvolto con cui molti piccoli risparmiatori si accostavano all’investimento in titoli azionari attraverso i cosiddetti "borsini" di provincia (gli uffici titoli delle banche, che esponevano in vetrina i video con le quotazioni), spesso senza conoscere minimamente il mercato e i suoi meccanismi. In pratica queste persone affrontavano rischi elevati - e per di più ignoti - nella speranza di un guadagno che è stato effettivamente robusto nei primi mesi di rialzo ma che, per tutti coloro che non hanno saputo ritirarsi in tempo (e sono la maggior parte) si è poi trasformato in un pericoloso boomerang. Il punto di partenza è che guadagnare in Borsa non è facile.


www.dottfileccia.it